Depravation - II: Maledictvm


Year: 2013
Genre: Black-Hardcore
Record Label: Dark Omen Records
Sounds Like: Integrity, Celeste
Reviewed by: Edoardo De Nardi
Sentence: Quite Good!

I Depravation ci vengono spacciati come un gruppo black metal, ma la definizione risulta quantomeno riduttiva dopo aver ascoltato il loro album d’esordio “II: Maledictvm”, visto che in realtà l’anima del gruppo trova la sua giusta collocazione in ambiti sicuramente più vicini all’hardcore metalizzato ed al metal-core più muscolare di chiara scuola americana. Rispetto infatti a The Secret, Hierophant e tutti quei gruppi che ultimamente hanno dato vita a quella pericolosa miscela tra atmosfere black e attitudine hardcore molto in voga al giorno d’oggi, i Depravation mantengono sempre abbastanza scisse le due componenti, andando così a realizzare un lavoro meno complesso, ma perlomeno non standardizzato e comunque di facile fruizione. Partendo dalla negatività degli Integrity, si aggiunge in questo caso una bella dose di melodie e fraseggi infernali ed anneriti, sempre alternati però a riffs iper-ritmati e basati sempre intorno a dei mid-tempos pesanti e ribassati. Più che la furia iconoclasta di realtà norvegesi e svedesi, in “II: Maledictvm” è più spesso presente l’attitudine “in your face” di gruppi come gli Hatebreed, sempre però pronta a mutarsi in atmosferici arpeggi devoti alla nera fiamma, un esempio su tutti la malignità di “Filth”. “Wrath” conferma nel concreto quanto detto, aprendosi con un tipico incipit black per poi rivelarsi come un pezzo incazzoso al punto giusto, con la voce acida del singer che vomita apocalittici testi su presunte vendette divine. Quando necessario, la band sa anche tirare il freno a mano per rallentamenti al limite del doom-sludge molto piacevoli, creando forse le parti dove più naturalmente vanno ad unirsi i due emisferi intorno ai quali ruota la loro proposta musicale (“Opaque”). Le chitarre sono abili nel rinnovare costantemente il risultato partendo sempre dagli stessi ingredienti, mentre il drumming regolare e quadrato è sicuramente l’elemento che più avvicina i tedeschi al versante “–core” della loro musica. Una volta capito il funzionamento dei pezzi, il disco regalerà poche sorprese all’ascoltatore, ma sicuramente una manciata di pezzi genuini ed onesti: si capisce che i Deprivation, a differenza di fin troppi colleghi nel settore, hanno pensato principalmente a scrivere brani solidi e ben strutturati, piuttosto che nascondersi dietro un’immagine da “molto fumo e niente arrosto”. Nello scorrere della tracklist, il lavoro si fa sempre più plumbeo, andando a giustificare l’iniziale identificazione del gruppo, presentando addirittura qualche accenno di blast-beat e spedalate di doppio pedale che non ti aspetteresti, mentre un basso profondo e pulsante copre sempre molto bene le frequenze basse del platter. Abbastanza convincenti sin dal primo impatto, le canzoni sapranno tuttavia far crescere il loro valore con il passare degli ascolti, soprattutto dopo che i pezzi inizieranno a girare nella testa dell’ascoltatore. Di fronte alla pletora di bands che, scoperta in seguito al successo dei gruppi Southern Lord la formula “black-core”, hanno creato un movimento praticamente tutto uguale a sé stesso, i Deprivation, pur con qualche ingenuità compositiva, sono riusciti a mantenere una propria personalità, rimanendo legati più ai vicoli di strada fumosi che non alle fredde lande scandinave: vedremo se in futuro saranno capaci di caratterizzare ulteriormente la loro personalità, andando magari a strutturare una scaletta più variegata ed imprevedibile.


Mark: 7/10    



0 commenti:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...