Long Distance Calling - The Flood Inside



Year: 2013
Genre: Post Rock
Record Label: Superball Music
Sounds like: God Is An Astronaut, Godspeed You! The Black Emperor, Coheed And Cambria
Rewieved by: Giorgio
Sentence: Teens regression

Avevano incantato il popolo del Post-Rock con dischi del calibro di Satellite Bay o Avoid the Light, che nell'opinione di chi scrive è un vero capolavoro del genere. Su Avoid The Light già si intuivano le incursioni al di fuori del genere ad esempio nella traccia The Nearing Grave che vedeva la partecipazione di Jonas Renkse dei Katatonia come guest vocals, formando un piccolo gioiello di depressione musicale superiore forse a tutta la discografia dei Katatonia di dopo Brave Murder Day (si potrebbe citare forse la ballad day stessa). Incursioni vocali si erano poi ripetute nel terzo disco self-titlted dei Long Distance Calling, dove si erano avvalsi della partecipazione di John Bush. Infine oggi si sono decisi a prendere un cantante in pianta stabile, che anche se non canta sempre (il cantato è presente in quattro tracce, ossia circa metà del disco), incide in modo decisivo sul sound del gruppo.
The Flood Inside infatti oltre al "solito" Post Rock caratterizzato da lunghe parti atmosferiche acustiche, assolini blues e sprazzi di riff melodici, ma corposi, presenta una certa influenza "Alternative" (sempre ammesso che questa definizione abbia un senso, anche se mi piace continuare a usarla). Infatti dopo l'opener Nucleus che certamente è un pezzo Post Rock da manuale con la sua lenta ascesa dal acustico al distorto intervallata da sofferte parti blues il secondo brano The Flood Inside può già far storcere il naso ai puristi del Post Rock puramente strumentale e in parte mi tocca dargli inevitabilmente ragione. The Flood Inside presenta infatti linee vocali e riff adolescenziali, melodiche e un pochettino troppo facili rispetto al sound medio della band tedesca che invece era solito a essere molto colto e articolato. Il secondo esperimento vocale si ripete su Tell the End e anche lì la vocazione strumentale lascia il posto a ritornelli catchy seppur si senta sempre il marchio di fabbrica del gruppo, un brano un po' troppo piattino forse. Molto buono invece il brano Welcome Change che vede la partecipazione di Vincent Cavanagh degli Anathema che è decisamente particolare e lo stile canoro è totalmente diverso e più in linea con lo stile del gruppo (che per essere così ci voglia un guest è un po' una contraddizione tuttavia...). L'ultimo strumentale è The Man Within ed anche questo è un alternative rock con qualche incursione post, ma sembra un troppo canonico come costruzione.
Diciamo alla fine la svolta ibrida ci può anche stare e sicuramente rappresenta un buona rottura con la tradizione del Post Rock puramente strumentale di cui i Long Distance Calling sono dai maligni considerati alle volte anche interpreti troppo rigidi. Tuttavia il risultato finale secondo me snatura un po' la proposta del gruppo dividendola su due livelli: i brani puramente Post Rock solo strumentali curati con una maestria straordinaria e i brani con la voce che invece non è che siano tirati là, ma sicuramente hanno un appeal più semplice, meno "intellettuale", magari apprezzabile maggiormente dal grande pubblico, ma deludenti per i fan di lunga data. Dal mio punto di vista il lavoro è buono, ma i brani che mi colpiscono di più continuano a essere gli strumentali che sono sempre a livelli altissimi. Avoid The Light appare molto lontano da The Flood Inside e indubbiamente ne è molto superiore, ma non facciamo i pignoli, il disco merita comunque un ascolto e forse anche più di uno!


Mark: 7.0/10



0 commenti:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...