Kvelertak - Meir



Year: 2013
Genre: Hardcore/ Punk Rock / Black Metal
Record label: Roadrunner records
Sounds like: Cancer bats
Reviewed by: Alberto
Sentence: Punk rock ist krieg.

Chi si è perso il grandissimo debut album dei Kvelertak nel 2010, corra subito a sentirlo!
Si parla di un album particolarissimo, pieno di sfumature, dove si viene a contatto con una particolare "fusione" di black metal e punk rock.
Sì, ma questa è la recensione del secondo disco.
Giusto...
Meir è un disco che, diciamo, si aspettava con ansia.
La band norvegese infatti, ancora una volta con il mitico Kurt Ballou dei Converge dietro il mixer, ha dato luce a un album di puro ibrido tra black e punk rock!
Bella roba direte voi!
Sì, ma si tratta di bella roba per chi non ha sentito il primo album!
Abbiamo infatti qui, un semplicissimo "seguito" di quello che fu Kvelertak, niente più, niente meno.
Infatti ritroviamo sempre quello spiccato accento hard rock/punk rock misto all'hardcore, tipico di band come i Cancer Bats (le atmosfere create dalla band sono quasi le stesse della band di Toronto), solo con una particolare vena Black Metal, che si sente parecchio grazie alle vocals del cantante Erlend Hjelvik, e sopratutto in tracce come "Trepan" o "Snilepisk", dove al minuto 2.05 ci troviamo avanti a un vero e proprio stacco black.
Il resto dell'album è si e no un mix di quello che già si era sentito nel primo, pezzi allegrotti come "Spring Fra Livet" o "Evig Vandrar", alternati a momenti molto hard rock come in "Kvelertak" in cui sembra di ascoltare gli AC/DC in versione 2013, o come in "Bruane Brenn" scelta come singolo di lancio del nuovo album.
Degna di nota la tripletta “Nekrokosmo”-“Undertro”-“Tordenbrak”, che dimostrano che la band sa anche essere più "riflessiva" e sa anche lavorare a pezzi di durata più lunga rispetto ai loro standard.
In conclusione, Meir non è un brutto album, anzi, ma bisogna ammettere che alla fine, salvo le atmosfere black un po' più presenti, suona molto come il primo disco della band.
E bisogna dire sopratutto, che un album del genere suona con i "controcoglioni" grazie al lavoro del buon Ballou, che si sà, quando è dietro al mixer, è capace di fare miracoli.


Mark : 6/10



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