Aldebaran - Embracing The Lightless Depths‏



Label : Profund Lore Records
Year : 2012
Genre : Funeral Doom Metal
Sentence : A circle around the graveyard [8.0]

Se si dovesse descrivere in una parola questo lavoro degli Aldebaran in una sola parola direi ciclico. Infatti dopo un esordio in cui l'allora terzetto americano (oggi quartetto) proponeva un curioso misto di Funeral e Sludge (sentire per credere!) con l'EP Beneath The Buried Aeons hanno svoltato definitivamente verso un Funeral Doom di stampo integralista e senza compromessi dalle strutture smaccatamente circolari. Infatti già in Beneath The Burdied Aeons si aveva un ciclo del tipo: intro acustica-sviluppo Funeral-outro acustica, adesso il nuovo disco Embracing The Lightless Depths ripropone una struttura del genere però il ciclo anziché essere percorso una volta sola lo è due volte (da matematico direi che è a causa del fatto che il gruppo fondamentale della circonferenza sono i numeri interi, ma questa è un'altra storia). Le tracce sono cinque e si dividono in due tipi: tre stacchi acustici (tutti che hanno il nome iniziante per Occultation of...) e due canzoni Funeral vere e proprie, lunghissime e sfibranti, quanto invece gli stacchi acustici sono brevi.
Embracing The Lightless Depths al di là di questa quasi peculiare struttura matematica del disco è un ottimo lavoro di Funeral Doom che per l'appunto riprende ed amplia il discorso che il gruppo aveva già iniziato con Beneath The Buried Aeons. La tipologia di Funeral è del tipo chitarra-basso-batteria-voce, ossia le tastiere sono totalmente bandite e si va avanti tra lead lentissimi e maliconici della chitarra e growl lancinanti e sofferenti, frammenti acustici ansiogeni e clean vocals sussurati da un moribondo. Finisce di tessere l'atmosfera la batteria che lenta scandisce la marcia verso quella che parte essere l'abisso senza luce del titolo. La struttura ciclica potrebbe dare da pensare come questa marcia inesorabile sia da intendersi come una marcia senza fine e senza speranza destinata a ripertersi sempre uguale avvolgendosi su sé stessa in eterno. La potenza evocativa del gruppo è per l'appunto notevole e considerato per l'appunto che non fanno per niente ricorso alle tastiere che sono un evidente facilitatore nel creare atmosfera se ne capisce ancora di più la maestria. Tra le uscite Funeral dell'anno è al momento quella che mi ha convinto di più (se si esclude il disco degli Evoken che però è comunque una tipologia di Funeral leggermente diversa) e merita decisamente di essere presa in considerazione, magari riscoprendo anche i vecchi lavori di questo gruppo, tutti assai meritevoli.
[Giorgio Gubbiotti]



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