Witch Mountain - Cauldron of the Wild



Label: Profund Lore Records
Year : 2012
Genre : Traditional Doom Metal
Sentence : Very good indeed, but... [S.V.]

Un nuovo capitolo per il quartetto di Portland ci riporta agli albori del Metal con un sound Sabbathiano fresco, genuino e sotto certi aspetti anche innovativo. Infatti se il primo disco del gruppo Come To The Mountain aveva un che di manieristico e di non troppo convincente sebbene non fosse "brutto" dopo lo scioglimento e la riunione con al microfono Uta Plotkin il gruppo sembrava aver trovato una sua strada. Ligi alla tradizione, ma non senza un occhio verso elementi esterni al metal era nato il secondo disco del gruppo South Of Salem. A convincere sopra di tutto era la voce della Plotkin, un connubio peculiare di sensualità blues e acutismo Doom ben sorretto dalle divagazioni sul tema del Doom classico in chiave blues portate avanti dagli strumentisti. In fondo non si può dire che un pizzico di blues non si fosse mai sentito, visto che anche grosse delle radici stanno là (e questa è l'unica che riuscirete ad estorcermi quest'affermazione), ma certo un comparto vocale tanto particolare quanto quello della Plotkin è qualcosa alle mie conoscenze di assai nuovo. Non è un caso che tutti i gruppi doom più famosi abbiano avuto sostanzialmente cantanti legati più all'ambito operistico che a quello blues, basta pensare ai primi Candlemass con Laengquist e anche con Messiah, ai Solitude Aeturnus con Rob Lowe e ovviamente ai Reverend Bizarre con Albert Witchfinder. L'unico altro gruppo doom classico che sia a frontman femminile che mi viene in mente sono i Rituals of The Oak che sostanzialmente a livello vocale seguono le coordinate del genere.
Con quest'ultimo album i Witch Mountain tornano alla carica forti di questa nuova impostazione palesemente vincente. Però vogliono aggiungerci dell'altro e qua secondo me inizia qualche problemino. Non paghi infatti dei riff sempre in bilico tra la pesantezza del blues e la leggerezza del blues, dell'estrosità del basso e dei vocalizzi caldi e sensuali della bella Uta hanno infilato su ben tre canzoni dei growl, anche un po' sfiatati a dirla tutta. Orrore. Ci avevano già provato gli Isole con scarsissimi risultati, ma non è bastato a convincere questi americani a desistere da un'idea di questo tipo. Infatti dopo l'iniziale bellissima The Ballad of Lanky Rae, le tracce Beekeper, Shelter e Veil of the Forgotten buttano là qualche growl. Su Beekeper la soluzione risulta a mio avviso anche parecchio fastidiosa, in quanto sarebbe bastato ricorrere a qualche sussurro per rendere l'idea piuttosto che al growl. Shelter è un cazzo di capolavoro che ne basterebbe mezzo per dire che disco è un disco della madonna, ma anche là a metà in un punto in cui è palese che serva un tono più aggressivo trovo comunque sbagliatissima la scelta di sopperirvi usando il growl. Veil of the Forgotten ha effettivamente dei riff abbastanza pesanti, ma su questa non trovo proprio nessuna giustificazione all'uso del growl, che anzi mi sembra totalmente gratuito e ben più grave che nelle altre due. Per fortuna le due semiballad finali Aurelia e Never Know le cui parti acustiche sembrano uscite dal repertorio di Joan Baez, risollevano decisamente il morale. Ora io sto scrivendo un recensione. Tutti quando leggono una recensione del 90% dei casi per prima cosa vanno a leggere il voto in modo da poter preventivamente insultare il recensore se non gli va bene. Su questa recensione non riesco a darvi questa soddisfazione, in quanto un disco come questo non riesco a valutarlo o meglio la mia valutazione non sarebbe obiettiva. Infatti da un lato ritengo che musicalmente questo disco si mangi tantissima della produzione doom classica degli ultimi anni, almeno da quando si son sciolti i Reverend Bizarre. Dall'altro non riesco a digerire l'idea balzana di buttare là il growl su delle canzoni che non ne avrebbero affatto bisogno. Quindi mi rendo perfettamente conto che questo disco è tendenzialmente un capolavoro, ma una scelta in quel modo non riesco a farla passare tanto liscia. Se volete un numero diciamo che per me questo disco senza le parti growl sarebbe da 9, o anche più forse. Col growl forse da 7 p.g.r. e mi rendo conto che questo giudizio è relativamente poco obiettivo, anche visto che di growl ce ne è veramente poco. Il mio responso è quindi che questo è un disco che va assolutamente ascoltato se amate il Doom classico, ma state attenti. Spero sinceramente che con i prossimi lavori i Witch Mountain sappiano regolarsi un po' meglio con la dose di sperimentazione da usare.
[Giorgio Gubbiotti]



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