Black Sabbath - 13


Year: 2013
Genre: Heavy/Doom Metal
Record Label: Vertigo Records
Sounds like: Black Sabbath (Ozzy era)
Rewieved by: Giorgio
Sentence: Tony Iommi is the man

Da quando seguo il Metal mi sono aspettato molte cose, ma tra queste sicuramente non c'era il vedere uscire un nuovo disco dei Black Sabbath. Soprattutto un disco dei Black Sabbath con la formazione originale, eccettuato il fuoriuscito per motivi tutt'ora non troppo chiari Bill Ward, condannato poi alla damnatio memoriae dagli altri membri della band. Al di là del gossip che si può fare su questo argomento, che è dal mio punto di vista poco interessante, da quando i riuniti Black Sabbath hanno annunciato di voler fare un nuovo disco l'attesa era tanta, nonostante ci fosse chi temeva (mai con tutti i torti) semplicemente una sordida operazione commerciale. Successivamente il singolo God Is Dead non aveva fatto che aumentare spasmodicamente l'ansia per il prodotto completo. Tuttavia già allora si erano subito delineate le due fazioni: quella del "fa schifo" e quella dell'"è stupendo". Gli argomenti della prima confesso essermi vagamente sfuggiti, se non che ogni tanto si vedeva qualcuno che se ne usciva con roba del tipo "è lento", "è troppo lunga", "è troppo monotona". Riguardo questi soggetti ci si potrebbe chiedere se in primis hanno mai ascoltato i Black Sabbath, in secundis se hanno una vaga idea di cosa sia il Doom Metal. All'uscita di 13, fino a che non ce l'ho avuto in mano e non ho potuto ascoltarlo, mi sono rifiutato di andarmi a leggere alcuna recensione (questo nonostante non potessi mettere mano al disco prima di diverso tempo visto che ero via), ma mi sono limitato al massimo a leggere un po' di commenti sparsi qua e là, con la predilezione per le opinioni espresse dai metallari più anziani, possibilmente quelli che nel periodo di gloria dei Black Sabbath sapevano già chi fossero. Mi ha colpito particolarmente il commento di John McIntee degli Incantation che aveva giudicato il disco buono, ma con una serie di lamentele per la voce di Ozzy. Sharon Bascovsky dei Derkéta di contro aveva un parere completamente positivo.
Parlando quindi di 13 dal punto di vista musicale comincerei proprio su queste lamentele su Ozzy (che nelle varie discussioni sull'argomento ho visto piuttosto diffuse). Secondo me questo tipo di rimostranze sono abbastanza infondate. Fondamentalmente per due motivi. Il primo è ovviamente non puoi fare una reunion della formazione originale dei Black Sabbath e lasciare fuori Ozzy, il quale a mio avvisto è sempre stato l'unica vera voce dei Black Sabbath (nonostante non si possa negare che Iommi abbia saputo negli anni circondarsi di grandissimi cantanti). Il secondo è che lo sanno tutti che se vedi scritto Ozzy Osbourne non ti aspetti un mostro di tecnica canora, quanto più una voce sufficientemente calda che sappia calarti in certo mood. In questo intento la voce di Ozzy riesce appieno, buttandoti dentro, proprio come una volta, nella cupa disperazione sottolineata dal riffing di Iommi. Ecco, quindi buttate giù le critiche su Ozzy, andiamo a quello che secondo me è il punto di forza del disco: l'abilità di Tony Iommi di continuare a tessere le sue partiture in bilico tra la lentezza esasperata nelle scale minori e i grotteschi blues distorti in modo che il suo stile sia inconfondibile, ma non banale. Infatti nonostante lo stile del padre putativo del metal sia veramente improntato su quello dei suoi primi cinque dischi permane quel feeling immortale dei riff che sembrano versioni grottescamente distorte e manipolate del blues, con le parti costruite su scale più classiche di tanto in tanto unite con sapienza al gusto sperimentale che pervadeva Sabbath Bloody Sabbath, fino alla space ballad Zeitgeist che farà felici tutti gli appassionati di Planet Caravan. Se dovessi dire proprio tutto quello che penso, sotto certi aspetti 13 mi sembra proprio un ritorno alle origini, avendo molti punti in comune proprio con il primo eponimo album del 1970. La struttura dei pezzi molto lunga e ossessiva colpisce proprio al cuore del Doom primigenio oggi con la stessa forza di allora (anche se certo oggi non può più fare scalpore come un tempo). Il lavoro di Iommi alla chitarra è quindi la chiave di volta del sound di 13, il muro portante su cui si regge tutta l'archittettura dei nuovi vecchi Black Sabbath. Geezer Butler dal canto suo come ha sempre saputo fare sa ritagliarsi i suoi spazi a suon di otteve e raddoppi in mezzo ai riff di Iommi, dando quel tocco caratteristico che completa al meglio l'architettura chitarristica impiantandoci sopra le giuste decorazioni. In questo la terza traccia Loner è da manuale, dall'intro alla parte acustica si sente come il basso di Butler lungi dal ripetere banalmente la linea melodica della chitarra va a riempire tutti gli spazi vuoti in modo magistrale. Come sottolineato anche dalle varie discussioni che si vedono in giro quello che forse è l'unico punto (semi)dolente è forse rappresentato dalla batteria suonata dal session Brad Wilk (ex-Audioslave, ex-Rage Against The Machine) non tanto perché lo stile sia eccessivamente diverso da quello dei Black Sabbath, quanto più perché il feeling è abbastanza stereotipato, nel senso che a suonare la batteria su questo disco poteva esserci virtualmente chiunque: una volta finito il disco non hai pressoché nessun pattern di batteria che ti sia rimasto in mente. In questo l'assenza di Ward, delle sue tipiche rullate e dei controtempi si nota e non a caso i volumi della batteria sono piuttosto bassi. In certo senso mi ricorda un po' quello che si dice sia successo durante le registrazioni di ...And Justice for All, in cui Hetfield sentendo Jason Newsted suonare il basso commentò "È bravo, ma non è Cliff" e gli fece abbassare tutti i volumi. Tirando le somme se vi state chiedendo se ascoltare o meno 13, la domanda è mal posta. Dovreste chiedervi piuttosto perché ancora non l'avete ascoltato! Un lavoro così con questo feeling settantiano made in Iommi non può che essere apprezzato da tutti quelli che amano e hanno amato i Black Sabbath del primo periodo e più che consigliato è d'obbligo!


Mark: 8/10



1 commenti:

Lobo said...

La problematica principale per quanto riguarda la voce, almeno secondo me, riguarda il mixing.. da quello che si sente e si capisce pare che Ozzy, ormai quasi a secco con la voce, abbia cantato presumibilmente a un tono basso e poi le tracce vocali siano state sparate ad un volume abbinato al resto degli strumenti, generando quasi una distorsione metallica nella voce, sembra quasi che ci sia un eco. Ripetitività e lunghezza sono obiezioni che hanno senso fino a lì parlando di un genere come il doom, c'è da dire che in mezzo a riff che sono micidiali, veri e propri pugni in faccia si ritrovi anche una certa monotonia che era quantomeno evitabile in quanto abbastanza fine a sè stessa. L'album rimane assolutamente discreto e godibile by the way

Queste sono state le mie impressioni

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