Raving Season - Amnio


Year:2013
Genre: Gothic/Doom Metal
Record Label: My Kingdom Music
Sounds Like : Draconian,Opeth, Katatonia,My Dying Bride.
Reviewed by: Giulio Valeri
Sentence: A unique blend between Draconian, Opeth, Katatonia and My Dying Bride.

Romani, i Raving Season debuttarono nel 2009 con l'ep “The Brightness of My Disaster”, dove diedero una piccola prova delle proprie capacità, dimostrando all'ascoltatore come fosse ancora possibile suonare un gothic metal genuino, privo degli inutili orpelli che oggi lo contraddistinguono, e traboccante disperazione a ogni nota. Forti di un contratto con la My Kingdom Music, il primo full-lenght “Amnio” rappresenta quindi per questi giovani ragazzi la prova del nove, che deve rispondere al pressante interrogativo “fortuna o puro talento?”
Si parte con l'opener “Turandot”, dove si viene accolti dallo straziante growl di Federica, seguito dal soave cantato di Judith. Curioso come non siano passati neanche due minuti dall'inizio del disco e già si abbia la pelle d'oca per le emozioni che la musica di questo gruppo riesce a suscitare. Complice di ciò è anche la formidabile voce di Judith, che tra bisbigli e cantato lirico ricorda la Tarja dei bei tempi che furono. Si prosegue con “Dusk Dance”, dove i Nostri non si negano un'incursione in territori più estremi, servendosi a metà brano di un blast beat, per arrivare a “Restless Rain (il rumore della pioggia)”, interessantissima traccia che si fa ricordare per la sofferta interpretazione vocale in italiano di Federica. Tra gli altri brani da ricordare spiccano infine l'incalzante e violenta “Suspanded In A Spiral” e la conclusiva “Amnio”, dove a farla da padrone sono le influenze elettroniche dei Depeche Mode più oscuri e introspettivi.
Ascoltare i Raving Season è quindi un'esperienza intensa e profonda, che non mancherà di emozionare anche gli ascoltatori più navigati, visto che ogni singola traccia presente su questo disco è scritta in maniera più che ispirata, da qualcosa che sembra provenire dal profondo dell'anima. Non c'è un solo brano che sia brutto o che suoni come uno scialbo riempitivo, anche se permangono trascurabilissime imperfezioni qua e là. Imperfezioni semplicemente ben volute perché dettate da un elemento di cui molti gruppi sembrano essere sprovvisti di oggi, ossia il coraggio. Il coraggio di non ripetersi già a distanza di un solo ep, di esplorare nuovi territori, scommettendo su sé stessi, in una scena musicale che sembra non voglia dare segni di riconoscenza verso le meritevoli realtà emergenti, perché obnubilata da quegli elementi di facile presa, che tanto l'hanno resa popolare oggi. Ci sarebbe ancora molto altro da dire su questo gruppo, cose che forse le parole non sono in grado di spiegare. E quando si verifica una tale eventualità, c'è solo una cosa da fare: aspettare che sorga la notte, mettersi le cuffie, chiudere gli occhi e immergersi nelle sublimi atmosfere create ad arte da questi ragazzi. Uno degli ultimi baluardi del female fronted gothic, quello vero, insieme a Draconian. Una delle realtà più interessanti emerse tra tanto ciarpame dell'underground italiano dei giorni nostri. Puro talento.

'Till the grave
'Till the silence
'Till the end of every reign
Nobody will have me

Mark: 8,5/10



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