Fleshgod Apocalypse - Labyrinth


Year : 2013
Genre : Brutal Death Metal, Symphonic, Technical Death Metal
Record Label : Nuclear Blast
Sounds Like : Septicflesh
Reviewed by : Edoardo
Sentence : non rompete il cazzo

Ora non mi dite che le chitarre non si sentono mannaggia il clero, se poi per voi le chitarre devono essere la base del metal al 100%, beh c'è chi la pensa diversamente, il riff portante o l'atmosfera non è detto che debbano farla le chitarre, possono essere un semplice accompagnamento o supplemento.
Molti più Mid tempo marziali, meno blast, decisamente il 50% in meno di Agony, e quindi non bacate la minchia anche qua.
Non sembrano i Rhapsody per Dio, che cazzo vi passa nella mente, al massimo possono essere grandi debitori dei Septicflesh ma le due band adottano stili diversi, il Fleshgod più orchestrale-teatrale, quasi da Soundtrack, i secondi più Goth ed "ecclesiastico".
Detto questo ora per voi sono gusti, vi piacciono i Fleshgod o non vi piacciono, vi prego di non cacarmi con fantastorie immaginarie.
Labyrinth sin dal titolo ha come preciso intento di entrare nelle teste, di essere diretto, farsi capire, 3 parole sono già troppe, le stesse tracce levano persino l'articolo, la maggior parte sono monoparola, un cd che deve fare classifica e stamparsi, devi ricordare i titoli con facilità. Molto, molto commerciale come pensiero ma non è una colpa, solo una osservazione.
Lo stile è cambiato, molto cambiato, stiamo più vicini ad Agony ma anche a Mafia (SI). L'uso di Paolo come corista è centellinato e usato il più delle volte (non tutte) bene. Di Agony si riprende l'uso della corista Veronica portata su molte più tracce. Si aggiunge inoltre l'incipit teatrale di The Forsaking aggiungendo marzialità, tempio scanditi dal piano, un cantato più recitato anche da Tommaso e parti leggermente meno "allegre" e più tetre. La solennità di Agony così avvincente e poweriana è stata tralasciata a favore di una epicità melodrammatica e struggente in cui ogni canzone ti fa immaginare l'eroe inginocchiato, ferito, brandire la spada in attesa del proprio rivale, una immagine che rimanda molto anche al concept lirico, il tutto molto Greco e direi Omerico nelle atmosfere.
Per quanto riguarda la tracklist trovo che la prima parte sino a Pathfinder non abbia praticamente difetti, l'ascolti di un fiato e dici "va bene non c'è niente da discutere, non devo mettere nemmeno la penna nel foglio del compito".
Da The Fall of Asterion in poi secondo me s'è gestito un po' male la tracklist, la canzone prima citata non è l'apice del cd ma non si può manco dire brutta, è una di quelle in cui appaiono più le chitarre ma incomincia a farsi sentire il peso di una struttura forse un po' standard e ripetuta, i cori di Paolo incominciano ad essere quelli, come gli assoli di Cristiano, molto simili tra loro. Bene, benissimo, direi solo le chitarre ritmiche, il resto è buono. La strumentale Prologue poteva essere annessa ad una traccia, così spaiata non ha molta utilità, magari si erano stancati di fare cd da 10 tracce come i colleghi Hour Of Penance di qualche tempo fa? A parte cazzate la canzone ha il solo difetto di spezzare un acme di tensione ben costruito sino a quel tempo.
Under Black Sails dura ben 7 minuti e mezzo e anche qui la forza standardizzata delle tracce si fa sentire, il brano si fa piacere per per tante piccole cose come le citazioni beethoviane di piano verso i 3 minuti, un break molto In Honour Of Reason rielaborato in chiave più symphonic, un assolo finalmente non power di Cristiano (mi pare il secondo o il terzo del brano) e un finale sulla grande scia dell'intro, molto soundtrack.
Labyrinth come ogni cd dei Fleshgod conclude autocitando il titolo dell'album, ancora una volta una traccia di piano però accompagnata del finale da qualche inserimento sinfonico che lascia la traccia sfumare su se stessa come a far capire la fine dell'impresa.
Agony aveva dalla sua la totale novità, qualche "errore" di inesperienza ma si apprezza molto facilmente dalla prima all'ultima traccia, Labyrinth non è stato creato per questo, è secondo me creato per i singoli, e di contorno aggiunge canzoni facenti parte di un concept, il tutto molto bello, onirico, spettacolare.
La debolezza a mio modo di vedere sta in una tracklist troppo bella, perfetta nella prima metà ed una seconda non allo stesso livello e magari un po' troppo facilona in certi parti, come a dire "tanto queste cose le facciamo così, riproponiamole cosà e va bene". Niente è brutto, per me si parla di discernere l'eccellenza dal buono, non il buono dal sufficiente.



Mark : 8/10




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