Gorguts - Colored Sands


Year : 2013
Genre : Technical Death Metal
Record Label : Season Of Mist
Sounds Like : The Quest for Equilibrium is finally done
Reviewed by : Edoardo
Sentence : Master of all dissonances

Attesi come la venuta del Cristo Suicmez. Il ritorno dei francofoni Gorguts dalla verde terra candese è stato annunciato e smentito una decina di volta, una preview nel 2005, l'oblio, indiscrezioni, qualche show e poi tutto così velocemente. Ufficialità, data del cd, rilascio di canzoni ed ecco qua Colored Sands. Il concept del cd questa volta si incentra sulle sabbie colorate che i monaci tibetani sono soliti architettare per creare dei mosaici, argomento stupido? Tanto stupido quanto personale ed intelligente mi verrebbe da dire.
Ma di cosa stiamo parlando? Colored Sands viene esattamente 12 anni dopo From Wisdom To Hate, 15 anni dopo Obscura. Qualcuno potrebbe pensare che il tempo cambia e muta le persone, ma lo scultore di legno Luc Lemay vorrei ricordarlo suonò musica che ci sembra innovativa alle orecchie già nel 1998, gruppi derivati come Ulcerate e Gigan oggi ci sembrano dei visionari e profeti dell'apocalisse e prendono ispirazione da suddetta band.
Stilisticamente questo nuovo cd è il naturalissimo successore di From Wisdom, possiede tutte le caratteristiche di esso, i riff pungenti e il groove arcigno, le atmosfere plumbee condite con marziali stacchi. In più troviamo un sound più spezzato e meno diretto, molto più progressive e degenerato. Straziante nel suo cambio, spezzettamento, decostruzione e inversione di marcia di qualsiasi tipo di struttura, sotto l'aspetto formale delle tracce siamo tornati ad Obscura con toni decisamente più elusivi e parti schizoidi. Di Obscura trattiene la scelleratezza e la visione apocalittica. Va avanti rispetto entrambi i cd sia per produzione sia per l'uso di Synth ed effetti che arricchiscono canzoni e ci regalano uno dei migliori intermezzi della storia (The Battle of Chamdo). Riesce persino a riprendere l'antico sapore dei Morbid Angel con una palese citazione di God Of Emptiness in Ember's Voice. La monolitica Absconders non è la Clouded di turno, anzi la traccia nella sua ipnoticità rimane assai ariosa e poco soffocante, tremendamente ridondante e stordente ma più volte ci delizia con passi di poche note contornati da un basso in evoluzione e batteria minimale. Unendo l'incedere marziale ad aperture di sollievo possiamo anche qui constatare un cambiamento, se pur leggero, nello stile di Lemay che non strizza più l'occhio al Doom catatonico di Illuminatus o The Quest for Equilibrium ma guarda alle nuove marce funeree della band con animo più sbarazzino e groove, il gioco di ritmiche ed accenti si fa molto più studiato e meno caotico, meno lasciato al frastornamento e più guidato verso lo scapocciamento.
Parlando di qualità fino all'intermezzo non sbagliano mezza nota, un capolavoro dietro l'altro. Enemies of Compassion cala un po' il ritmo, anche Ember's Voice non è un masterpiece ma il finale e la citazione ai Morbid Angel regalano quel sussulto di varietà che serviva. Absconders dura 9 minuti ma per quanto ben riuscita non prende proprio per scelte logistiche e tecniche quanto la prima parte della tracklist.
Reduced To Silence con un balzo di reni riesce a stupirci per la varietà e la sfrontatezza delle scelte, arpeggi più pacati e stacchi più calmi e ambient, giochi di dissonanze realmente perfetti e l'integrazione del basso avviene in modo spiccatamente intelligente negli interludi, leggermente superiore ad Ember's Voice.
Con questo che voglio dire? Voglio dire che questo cd stilisticamente è ancora più tecnico, vario, arzigogolato, studiato e chi più ne ha più ne metta di From Wisdom, possiede più idee di esso ma non è un cd che punta al groove brutale (ZERO BLAST) e dissonante come quest'ultimo. Colored Sands preferisce darti in pasto qualche riff memorabile e portante che te puoi associare ad ogni canzone, a volte anche un paio, e nel mezzo ci mette una serie di scale, orpelli ritmici, solisti, stacchi, marce e cori che incoronano tutto il grande lavoro fatto con epicità e sorprendente pragmaticità. Quando un gruppo assolda elementi così tecnicamente preparati spesso si finisce su lidi pura esecuzione strumentale ma tutt'altro succede nei nuovi Gorguts. La forza di questo gruppo, la forza indescrivibile e sovraumana del gruppo di Lemay sta proprio nel rendere concreto, solido, sensibile, un lavoro tecnico dotato di un arrangiamento mostruoso e titanico che niente e nessuno può minimamente raggiungere. Se solo avessero mantenuto questo spirito più coinciso e diretto della prima parte anche nella seconda avremmo probabilmente avuto il cd del secolo, invece, come giusto che sia, hanno voluto osare e sperimentare ancora un po', in barba a chi vuole il singolo poichè di parti memorabili il cd è pieno ma da come sempre sappiamo i Gorguts sono anche e sopratutto un gruppo di sperimentazione e riflessione. Costruire leviatani di oltre 7 minuti diventa un obbligo nel momento in cui vuoi andare oltre uno standard di struttura, se vuoi esplorare nuovi lidi e forme di riff, sia nelle strutture che nel cantato, che ci tengo a sottolineare riesce ancora una volta ad INTERPRETARE ogni parte con grande intelligenza senza avere chissà quali doti tecniche se non l'amore per la propria musica ed un timbro cresciuto e valorizzato in personalità.
Frustatemi e lapidatemi per il voto.


Mark : 8.5/10



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