Protector - Reanimated Homunculus


Chi non muore si rivede. Praticamente tutti avevano dato ormai per dispersi i tedeschi Protector, scomparsi dal circuito ormai venti anni fa dopo l’uscita di “The Heritage”, ultimo di una serie di album dove la band aveva messo in mostra un thrash-death furioso e molto veloce, soprattutto se considerato gli standard dell’epoca. “Golem” ed “Urm The Mad” infatti hanno rappresentato per molti thrasher dei solidi punti di riferimento per il metal di fine anni ’80, immischiato in quel periodo con le prime forme di death metal e musica estrema in generale. Il gusto per il versante più pesante del metal rimane intatto anche a distanza di tutti questi anni, ed il nuovissimo “Reanimated Homunculus” è qui per dimostrarlo in pompa magna: 37 scintillanti minuti di rabbia e violenza, nonostante, è giusto dirlo, lo smalto e la freschezza non sia più quella di due decenni fa. La prima grande differenza rispetto al passato risiede soprattutto nelle radici extra-thrash metal presenti nella proposta: se, come detto, il death metal era sicuramente il metro di paragone più calzante per descrivere le derive più estreme dei Nostri, oggi è impossibile invece non notare l’evidente influenza che i tedeschi hanno subito dal black metal e, più precisamente, da tutte quelle realtà più o meno moderne che hanno proficuamente associato ai tempi e allo spirito del thrash l’ossessività, il “casino” e la feralità del nero metallo. Abbastanza inspiegabilmente il singer Martin Missy è passato dalla voce profonda in simil-growl delle prime uscite ad una tonalità acida ed urlata, molto vicina alle screams vocals del black, per un risultato però convincente e mediamente credibile. Il riffing si è fatto meno fulmineo, ma comunque ispirato e sugli scudi, improntato più verso una infernale malignità che non verso la pesantezza quadrata del death metal. In ogni caso, a prevalere, sono le galoppate thrash di cui l’album è abbondantemente intriso, pur senza privarsi di interessanti rallentamenti e soluzioni un po’ più studiate che donano freschezza e longevità a “Reanimated Homunculus”. Le note dolenti, più che nel songwriting, vanno ricercate primariamente nelle scelte in fase di produzione e registrazione, in un discorso legato soprattutto al sound generale del disco: paradossalmente infatti, nonostante la qualità offerta sia quantomeno competitiva rispetto alle recenti uscite dei grandi nomi teutonici del genere, per quanto riguarda i suoni ci sembra sia stato combinato un bel pastrocchio, con chitarre poco incisive a causa dell’assenza di frequenze medio-basse nella resa sonora, mentre la batteria, forse tentando di adeguarsi alle moderne produzioni del settore, suona finta e male equalizzata tra le sue varie parti. Nel complesso “Reanimated Homunculus” ci riconsegna dei Protector ancora agguerriti ed affamati, forse un po’ imbolsiti dall’età ma comunque ancora carichi e consci di come suonare ed addirittura rinnovare la loro consolidata proposta: una resa sonora più generosa avrebbe sicuramente amplificato l’impatto che le nuove canzoni riescono a sprigionare, nonostante qualche passaggio trito e risentito di troppo. Un album onesto, che pur senza rievocare i fasti dei tempi che furono, non li fa rimpiangere, il che è già un ottimo risultato per questa band vissuta sempre nell’ombra dei soliti eroi nazionali, Destruction, Kreator e Sodom su tutti.

Year: 2013
Genre: Thrash-Black Metal
Record Label: High Roller Records
Sounds Like: German Thrash, Destroyer 666
Reviewed By: Edoardo De Nardi
Mark: 6,5/10  


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