Ulcerate - Vermis




Ci sono bands nate per primeggiare, naturalmente vocate a dettare le regole del gioco ed i trend a cui, in seguito, si adeguano gli altri, quelli cioè che le regole e le mode preferiscono seguirle,sia pur con inventiva o semplicemente con doviziosa puntualità. Sin dai loro immondi albori, risalenti ormai ad una decina di anni fa, gli Ulcerate si sono schierati apertamente verso la prima categoria, dando vita insieme ad elementi come Portal ed in seguito Mitochondrion, a quella corrente abissale e psicotica dove il death metal primigenio viene stravolto in strutture, accordature e parti vocali allucinate, stranianti, emananti disagio ma allo stesso tempo pericolosamente attraenti all’ascolto.
C’è una sorta di ritualità dietro la band, che rilascia il nuovo “Vermis” rispettando la solita cadenza delle altre uscite precedenti, che ha da sempre manifestato un’attitudine schiva e restia alla luce mediatica del music business, preferendo rimanere rintanata nella sua tana sperduta in qualche anfratto della Nuova Zelanda covando con sempre maggiore perizia la propria personale e malatissima concezione musicale. Nel corso degli anni hanno affinato gli strumenti, hanno migliorato la mira e corretto gli sproloqui degli esordi, arrivando con “The Destroyers Of All” ad un livello tanto tecnico-esecutivo quanto soprattutto compositivo-concettuale da veri maestri del settore. Poteva sembrare quindi impresa ardua evolvere ulteriormente il discorso, sprofondare ancora più negli abissi infiniti della loro paranoia sonica, creare qualcosa di ancora innovativo ed inaudito, ed in effetti, nonostante con “Vermis” si cerchi davvero di dimostrare ancora qualcosa, gli Ulcerate siglano per la prima volta un album un pelo manieristico e “stanco” in diversi passaggi. Piuttosto che sviluppare ulteriormente l’aspetto atmosferico e siderale della loro proposta, il trio ha preferito concentrarsi sulla violenza brutale della musica, non discostandosi di molto da quanto fatto nel precedente lavoro ma perdendo un po’ dello smalto che lo caratterizzava. “Odium”, “Fall To Opprobrium” e l’inizio di “Weight Of Emptiness” servono solo da fugaci spartiacque rispetto alla furia totale delle altre tracce, che però, nel rispetto della tradizione, non perde nemmeno un minuto quella onnipresente vena allo stesso tempo melodica e desolante che pervade ogni loro composizione. “The Imperious Weak” paga dazio in maniera originale e non scontata ai seminali Immolation per l’uso delle dissonanze e dei tappeti ritmici, mentre in brani come la titletrack, “Confronting Entropy” e “Cessation” è possibile percepire ma mai carpire completamente l’influenza che la scuola americana, capeggiata dai Morbid Angel, ha esercitato sul combo neozelandese. Risulta impossibile infine, non citare i Deathspell Omega quale paragone più calzante per descrivere l’impatto devastante e caotico che nel complesso questa band riesce a sprigionare con gli strumenti: addirittura, potremmo quasi dire che gli Ulcerate rappresentano i “fratelli bastardi” dei francesi, che raggiungono gli stessi obbiettivi partendo però da radici differenti, per i primi ancorate saldamente alle origini death metal e per i secondi invece al sound primordiale del black metal. Come detto, svanito l’effetto sorpresa delle precedenti releases e grazie anche ad un minutaggio davvero consistente, “Vermis” rischia di risultare talvolta un po’ indigesto anche dopo diversi ascolti, dimostrando meno presa sull’ascoltatore che non in passato; detto questo, va comunque reso merito alla tenacia ed alla vena assolutamente innovativa che viene portata avanti senza sosta dalla band di Auckland col passare degli anni: il drumming di Saint Merat è sempre eccellente e fantasioso, la chitarra ed il basso non smettono mai di intessere fraseggi vorticosi in mezzo a ritmiche massicce e compatte, su cui la voce di Kelland vomita liriche di desolante disperazione. È il complesso, l’unione delle parti, che talvolta impedisce davvero di gridare al miracolo; ciononostante, non bisogna dimenticare che, alla faccia di qualche momento di defaillance generale, “Vermis” risulta comunque un paio di spanne sopra rispetto al livello medio delle uscite moderne di questo genere, ispirate peraltro proprio dalle gesta della band d’Oceania. Se avete amato i precedenti, fatelo vostro senza remore; se non li conoscete, “Vermis” non è il loro lavoro migliore, ma comunque un ottimo biglietto da visita per capire le loro inumane capacità artistiche.

Year: 2013
Genre: Avant-Garde, Technical Death Metal
Record Label: Relapse Records
Sounds Like: Deathspell Omega, Immolation
Reviewed by: Edoardo De Nardi
Mark : 6.5/10


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