Deadlock - The Arsonist


Year: 2013
Genre: Melodic Death Metal, Modern Metal
Record Label: Napalm Records
Sounds Like: Amaranthe, Lacuna Coil
Reviewed by: Edoardo De Nardi
Sentence: Molto rumore per nulla

Siamo ormai nel 2013, e dopo oltre un decennio l’inizio del nuovo millennio, comincia a delinearsi abbastanza chiaramente l’evoluzione che un genere certamente non mainstream come il metal ha subito dal 2000 in poi. Se da una parte, dopo l’esasperazione e l’esplorazione dei versanti più pesanti e veloci da parte di generi come il thrash, il death ed il black metal, si è cercato di approfondire il discorso atmosferico/ipnotico/minimale, con il fervente sviluppo delle correnti “post-qualsiasi cosa” e le nuove frange dell’extreme metal più oscuro e catacombale, dall’altra ci si è invece mossi dalla parte opposta, subendo inevitabilmente la pressante influenza di correnti musicali certamente più easy-listening e legate a metodi e logiche di distribuzione e promozione massive e seriali: in altre parole, il metal, dopo aver rinnegato per decenni con orgoglio una qualsiasi familiarità con la pop(ular) music tanto in voga, ha ceduto il passo a delle forme ibride tra pesante e leggero che, anno dopo anno, sembrano avvicinarsi sempre più sfacciatamente a pubblici eterogenei lontani dalla concezione “true” che caratterizzava l’ascoltatore “metallaro” medio fino a qualche anno fa. Gli Evanescence, gruppo pseudo-metal risucchiato ormai dall’oblio discografico, avevano per molti aspetti aperto la strada a questa nuova concezione del rock duro, mischiando un immaginario gothic-metal ad una musica nella sostanza ammiccante e ruffiana, capace di passare senza difficoltà tanto nelle radio più commerciali, quanto nelle sale rock generalmente frequentate da truci “defender” del vero verbo del metal. In realtà, esistevano già da prima alcune formazioni che avevano tentato con dubbio successo la via delle “female fronted bands”, e va reso merito ai Deadlock di appartenere di diritto alla prima schiera di gruppi ad aver utilizzato l’oramai stra-abusata accoppiata strofa incazzata con voce maschile vs. ritornello melodico e suadente realizzato dalla ennesima stra-figa di turno, visto che le origini della band risalgono addirittura al 1997.
Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti, i Deadlock hanno rilasciato ad intervalli abbastanza regolari ben 5 cd, eppure, nonostante il loro status pionieristico nel settore, non sono mai riusciti ad emergere e ad affermarsi come hanno invece fatto in passato i nostrani Lacuna Coil, o in tempi più recenti formazioni moderne come i lanciatissimi Amaranthe. Il motivo è presto detto, e risiede nella mediocre qualità proposta dalla loro musica: a volte infatti, trovarsi nel posto giusto al momento giusto può rappresentare condizione necessaria ma non sufficiente per fare il grande salto, soprattutto se tale caratteristica non è accompagnata da un’oggettiva qualità della musica proposta.
Arriviamo così al nuovo “The Arsonist”, nuova opera del gruppo rilasciata per la prima volta dopo anni di collaborazione con Lifeforce per Napalm Records, che sostanzialmente continua senza grandi clamori il percorso iniziato dal gruppo ormai 16 anni fa. Rispetto agli esordi, il Melodic Death Metal dei Nostri si è furbamente evoluto in un Modern Metal muscoloso e bombastico nelle parti distorte, molto seguito dai nuovi metal kids di tutto il mondo, alternato a stacchi con voce femminile iper-melodici e facilmente memorizzabili, come imposto dagli abusati trends del genere. Se le prime tracce, “The Great Pretender” e “I’m Gone” riescono a reggere il colpo in maniera abbastanza decorosa, il seguito della tracklist è un susseguirsi di brani prevedibili ed abbastanza noiosi, vivacizzati talvolta da inserti elettronici piuttosto approssimativi, inseriti solamente per accodarsi ancora una volta all’estetica cyber-futuristica dei nuovi generi in questione. Sempre in questa ottica, la minestra viene allungata da due remix finali di “Dead City Sleepers” e “As We Come Undone”, brani presenti in scaletta e resi irriconoscibili dal nuovo mix, che in realtà poco aggiungono al gramo spessore del platter. L’ultimo entrato John Galert fa la voce grossa, cercando inutilmente di aggiungere pesantezza e cattiveria che contrastino con gli angelici interventi di Sabine Scherer, mentre la sezione strumentale resta timidamente in secondo piano ad assecondare l’ugola della singer, proponendo in continuazione ritmiche spezzate a cavallo tra il metal-core del passato ed il groove metal del presente. Saltuariamente, qualche linea melodica di chitarra fa la sua fugace apparizione, sbrodolando però una serie di scale che sembrano più esercizi di riscaldamento che veri e propri fraseggi chitarristici. I cori di “The Arsonist” e “The Final Storm” tentano di aggiungere epos all’album, ma è solo con “Hurt” che si cambia veramente registro: la canzone, basata solamente su di un giro di piano e la voce sofferta della Scherer, non sfigurerebbe affatto nella nuova versione di X-Factor, tanto è l’afflato melodico e radio-friendly della canzone! Si segnala come migliore del lotto la cover di “Small Town Boy”, eseguita originariamente dal trio synth-pop britannico Bronski Beat, icone gay degli anni ’80. In questo caso, la versione metallizzata dei Deadlock riesce a strappare più di un sorriso e curiosamente, anche Sabine riesce a trovare su questa canzone la sua dimensione ideale, non andando a stridere fastidiosamente con il resto della musica come nel restante materiale proposto; significativo comunque, che il combo tedesco dia il meglio di sé su di una cover pop conosciuta a livello planetario! Partiti come una promettente Melodic Death band, oggi i Deadlock si trovano ad inseguire miseramente gli standard qualitativi di band nate almeno un decennio dopo di loro, sottolineando come, probabilmente, lo stallo citato nel loro nome, rappresenti l’essenza stessa della loro musica.


Mark: 4.5/10    



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