Label: Indipendent
Year : 2012
Genere: Djent-ProgDeath
Sentence: ha le capacità ma non si impegna, (cit.) [5.0]
Ormai si è capito, il nuovo decennio è dominato dal djent, genere tanto amato dal sottoscritto e, allo stesso, tempo tanto odiato.
è facile infatti notare come le band di questo genere stiano spuntando come funghi, e i Deathmole non fanno eccezione.
La band (anche se sarebbe più corretto dire "OnemanBand", ma noi parleremo comunque di band) di Jeph Jacques, si propone al pubblico con Advances, album autoprodotto che offre un'oretta di Djent-Prog Death di stampo "classico"; i riferimenti infatti alle band "madri" come Periphery, Contorsionist e sopratutto Meshuggah non mancano... anzi, sono fin troppi.
Infatti l'album consiste in 51 minuti di tracce che potrebbero tranquillamente essere state partorite dalle menti di Mr. Mansoor o di Mr. Thonderdal, poichè i richiami alle band dei rispettivi chitarristi non mancano: prendiamo "Resource Crisis", dall'inizio al minuto 3.00 sembra una traccia uscita da "Nothing" dei Meshuggah, fino a quando non si evolve in un passaggio in perfetto stile Bulb, che richiama parecchio alla mente "Logical", per poi risfociare in una parte melodic death di stampo Carcassiano per certi punti, con stacchetti di doppia cassa qua e là.
Se poi prendiamo la traccia immediatamente seguente, "Ghouls", ci troviamo avanti a un pezzo in perfetto stile Monuments, anzi, sembra quasi essere uscito da Gnosis, l'ultimo album della band.
Poche le tracce che si salvano insomma, una di queste è "Corruption", di stampo parecchio prog, che delinea un minimo di stile personale all'interno della band.
Niente di esaltente comunque, alla fine si tratta di djent di stampo Meshugghiano in chiave strumentale, un po' 'na palla dopo un po'.
Purtroppo una cosa che sono in pochi ad aver recepito è che il saper usare chitarre a 7 (o ancora peggio ad 8) corde, non da in automatico la possibilità di poter sviluppare trame sonore "originali", poichè è molto facile cadere nella "maniera", ripercorrendo terreni già battuti; Jacques non è ancora riuscito a sviluppare un proprio stile, restando un epigono nell'accezione negativa del termine.
Il brutto alla fine è che le capacità ci sono, ma non c'è uno stile personale.
Maledetto e benedetto sia quel carpentiere svedese che decise di farsi costruire una 8 corde!
[Alberto Musso]
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