Year: 2013
Genre: Death Metal, Thrash-core
Record Label: Relapse Records
Sounds Like: Carcass, Slayer
Revieved by: Edoardo De Nardi
Sentence: The Exhumed Horror Picture Show!!
Dopo 23 anni di carriera, siglati dall’uscita di una marea di split, ep’s, e ben sei full-lenght, giunge anche per gli Exhumed il momento dell’album “maturo”, quello che metta in mostra, oltre i soliti muscoli, anche una certa dose di cervello e cognizione di causa nella scrittura: ebbene, dopo diversi ascolti, si può affermare che i Nostri siano riusciti nel loro intento con agilità ed autorevolezza, pur sacrificando in questo processo alcuni dei loro tratti salienti del passato. Abile burattinaio della band, Matt Harvey riesce ormai con invidiabile facilità a sciorinare una serie di brani costantemente a cavallo tra diversi generi, eppure mai appartenenti totalmente ad ognuno di essi: sin dall’apertura affidata alla solida “Coins Upon The Eyes”, emerge palesemente l’influenza che Jeff Walker e compagni hanno significato per il combo americano, andando perfino a scomodare alcune delle migliori gemme di “Heartwork” in determinati fraseggi particolarmente ispirati, mentre “The Shape Of Deaths To Come” e la titletrack, offrono ritornelli anthemici di facile presa e memorizzazione, basati a loro volta su strutture più lente, potremmo dire macchinose rispetto al passato, eppure decisamente convincenti. “Sickened” riporta invece bruscamente indietro nel tempo, dimostrando a tutti come trasportare una pura badilata grindcore in formato attuale e moderno, mentre “ The Carrion Call” sperimenta proficuamente soluzioni atmosferiche inedite per i quattro californiani; senza perdere il filo del discorso, Harvey ha dato vita ad un album estremo nei suoni e nell’attitudine, svecchiato rispetto alle passate produzioni del gruppo ma contemporaneamente rivolto con devozione al metal classico ed ai grandi arrangiamenti del rock settantiano, che gli hanno permesso, ad esempio, di impreziosire le singole tracks di assoli di chitarra davvero notevoli ed inusuali per le origine becere degli autori di “Gore Metal”: melodici, studiati e disposti oculatamente lungo tutta la tracklist, donano un’aura retrò al tutto che pur spiazzando sulle prime, diventeranno inaspettatamente familiari con il tempo. Impossibile infine non citare il retaggio thrash metal che ancora caratterizza chitarre e comparto ritmico durante il songwriting: del resto, si tratta del genere prediletto dal frontman, che non perde occasione per omaggiare indistintamente tutta la scuola americana, in particolare quella californiana, nel corso dei pezzi. Soprattutto le tracce finali dell’album contengono alcuni dei riffs e degli stacchi più letali sentiti ultimamente, che fanno riguadagnare immediatezza e genuina ignoranza alla scaletta, invero un po’ troppo controllata e contenuta nelle sue battute iniziali. Come chicca finale, la versione deluxe presenta addirittura cinque tracce bonus che, udite udite, sembrano uscite direttamente dalle prime composizioni degli Exhumed, a ribadire e dimostrare che, nonostante gli imbellettamenti, sanno ancora perfettamente come scrivere brani diretti ed efficaci sin dal primo ascolto. “Necrocracy” quindi ci consegna una band consapevole dei propri mezzi e delle sue possibilità, capace di alternare lo spirito più sanguinario e violento a momenti artisticamente più alti e curati: probabilmente, trattandosi del primo esperimento in questo senso, in futuro si sapranno limare alcune ripetizioni che appesantiscono talvolta le canzoni, ma da oggi in poi, nessuno potrà più negare agli Exhumed la qualifica di musicisti tout court che spetta loro di diritto grazie a “Necrocracy”.
Mark: 7/10
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