Year:2013
Genre: Black Metal
Record Label: Century Media Records
Sounds Like : Dissection, Fields Of The Nephilim, Dark Fortress
Reviewed by: Giulio Valeri
Sentence: They ride on...
La Svezia è stata sempre un passo indietro rispetto alla Norvegia in ambito black. Mentre i loro cuginetti nei fiordi sperimentavano a più non posso, gli svedesi preferivano infatti rimanere ancorati ad un black metal canonico, salvo rarissime eccezioni (mai scordarsi dei Diabolical Masquerade), rappresentato con tutti gli onori del caso da gruppi come Marduk, Setherial, e Dark Funeral. Un giorno di 15 anni fa però, arrivò sulle scene un nuovo gruppo di giovani blackster con un monicker che prendeva ispirazione da un brano dei Von, storico gruppo underground statunitense, i Watain appunto. Rispetto ai loro ben più esperti colleghi, i 3 di Uppsala dimostrarono uscita dopo uscita di saper creare sempre qualcosa di nuovo e emozionante, cosa che li portò un paio d'anni fa a diventare una dei più importanti gruppi black di oggi. Li avevamo dunque lasciati con l'uscita del bellissimo “Lawless Darkness”, album che li valse il grammy svedese e una fama ormai consolidata in tutto il mondo. Inutile quindi dire di come le aspettative e la curiosità per questo “The Wild Hunt” siano a livelli vertiginosi. Le danze vengono aperte da “Night Vision”, un brano strumentale e suggestivo che proietta subito l'ascoltatore nell'oscuro universo sonoro targato Watain, in cui compare per la prima volta nella musica dei Nostri, uno strumento tanto insolito nel black, quanto decisamente azzeccato per l' atmosfera che si aveva l'intenzione di creare, e cioè la fisarmonica (l'intro di Dawnrazor dei Fields Of The Nephilim vi dice niente?). Se con i tre brani “De Profundis”, “Black Flames March e “All That May Bleed” Danielsson e soci confermano quanto fatto nel precedente lavoro, a partire dalla solenne “The Child Must Die”, arricchiscono la loro proposta con elementi impensabili prima d'ora, includendo nella nuova uscita un piccolo capolavoro che risponde al nome di “They Rode On”, ballad (sì, avete letto bene: ballad!) favolosa e vicinissima alla musica dei Fields Of The Nephilim, in cui Danielsson dimostra di essere perfettamente a suo agio anche con le clean vocals. Il disco prosegue poi alternando brani aggressivi e furiosi ad altri più cadenzati e solenni, tra cui spiccano la riuscitissima “Outlaw” e la conclusiva “Holocaust Dawn”, che con le sue soluzioni atipiche (stiamo parlando di ritmiche che imitano una sorta di sinistro carillon in alcune parti) si pone come l'ideale finale di un disco che sarebbe meglio non lasciarsi scappare per nessuna ragione al mondo. Insomma, i Watain puntano sempre più in alto, infischiandosene dei puristi con le orecchie foderate di prosciutto e dando l'ennesima prova di non sbagliare mai un colpo. Certo, hanno il brutto vizio di ripetere pochissime volte dei riff riuscitissimi, troncandoli senza pietà in favore di altri altrettanto validi, cosa che può dare fastidio, ma su cui si può facilmente soprassedere. “The Wild Hunt” è in definitiva un disco molto più accessibile del suo predecessore, meno prolisso, e che segna un'importante svolta per una delle poche band ad avere avuto il coraggio di infrangere tabù che nei circuiti black giravano da troppo tempo. Difficile ignorarli.
Mark: 8.0/10
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