Label : Nuclear Blast
Year : 2012
Genre : Thrash Metal
Sentence : Dark roots of Testament [6.5]
Attesa spasmodica e sudorazione alle stelle, questo era Dark Roots Of Earth nell'ultimo caldo mese passato.
I Testament erano attesi dopo 4 anni alla prova del 9, alla consacrazione della definitiva rinascita, The Formation... non era stato ben accolto in generale, anche se per me rimane uno dei migliori esempi di Thrash degli ultimi anni e quindi specialmente per me c'erano grandi aspettative.
Se dovessi descrivere questo album potrei semplicemente usare questa frase "Practice What You Preach versione 2012". Il cd riprende le coordinate di mezzo tra The New Order e appunto PWYP modernizzando qualche passaggio, aggiungendo alcuni filler di blast e un po più di melodia in più. Si parla comunque di un cd del 2012 e pretendere Thrash Old School da parte di questi maestri mi pare eccessivo, anche i mid tempo come A Day In The Death danno sempre più filo al senso Post/Machine Head che stanno prendendo i nostri, sempre intenti a duellare con le due asce e a cercare le soluzioni tecniche, da notare come sia presente (escludendo le bonus) sono una canzone sui 4 minuti e ben due oltre i 7.
Trai ritorni al passato più inattesi c'è la Ballad Cold Embrace che prende pare-pare le atmosfere di
Practice What You Preach. Purtroppo il pezzo non è del tutto convincente, alcune parti sono un po forzate ed eccessivamente diluite ma in generale posso dire che è un brano godibile, ho sentito Ballad molto peggiori. Ovviamente i punti migliori del cd si trovano all'inizio coi due singoloni già lanciati da tempo e questo da un lato rassicura ma dall'altro mette un po di dubbi sulla salute artistica dei nostri che pare abbiano perso diverso smalto per accontentare qualche fan. Man Kills Mankind suona ancora una fottuta volta come se fosse di Practice What You Preach ma con una accentuata vena catchy, un po frivola, un po banalotta, buona ma un po ridondante dopo alcuni ascolti, tipico brano che sentito 3 volte ti ha già rotto le palle.
Insomma Native Blood, Dark Roots Of Earth e True American Hate come ci si ampiamente aspettava risultano le 3 migliori del lotto, fortunatamente nessuna canzone si può definire brutta ma c'è qualche passo indietro rispetto al passato lavoro, nessuna canzone è ai livelli di F.E.A.R. o Killing Season, nemmeno i super singoli. Le vene Post Thrash si fanno sentire nonostante si lavori anche sul fattore old school e questo potrebbe far storcere il naso sia a chi ha apprezzato il passato cd sia a chi lo ha odiato.
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