Gaza - No Absolutes In Human Suffering



Label: Black Market Activities
Year: 2012
Genre: Post-Hardcore
Sentence: A mortal mix [7.5]

Nei momenti in cui mi stufo di ascoltare metal solitamente mi metto ad ascoltare Hardcore e derivati a palla e in questo periodo in cui ho un attimo meno stimoli del solito per ascoltare metal e similia sono incappato in questo micidiale gruppo americano. I Gaza sono un gruppo di recente formazione (2004), ma hanno all'attivo già tre dischi. Il loro stile è tendenzialmente una sorta di crust/grindcore con pesanti influenze mathcore e qua e là una bella punta di Sludge (su questo disco meno che nel precedente He Is Never Coming Back). La ferocia degli strumentisti nel tirare su muri di suono disturbanti e malati è veramente notevole, conditi da una voce sempre feroce al punto giusto. Forse rispetto al precedente si lascia da parte anche qualche "raffinatezza" math in favore di uno stile più diretto e decisamente più d'impatto.
La cosa che ritengo veramente ammirevole è come riescono a districarsi tra tutte le varie influenze e a far passare per naturali alcune soluzioni che vedono alternarsi riff di matrice estremamente diversa. Un grosso debole l'ho il non troppo celato crust di This We Celebrate. Soprattutto lasciano quasi sconvolti i (rari) passaggi melodici che si potrebbero pensare incollati a caso invece nell'anatomia finale dei pezzi sono estremamente logici. A tal proposito il finale della seconda This We Celebrate che dopo tre minuti di martirio sonoro cede il posto ad una parte estremamente drammatica mette i brividi, così come anche il finale di Not With All The Hope In The World. Il disco poi offre una chiusa invidiabile con il trittico Winter in Her Blood, Skull Trophy e Routine and Then Death. Soprattutto quest'ultima risulta assai strana per il tempo lentissimo e la delicatezza dell'arpeggio finale con cui si chiude il disco. Che sia il pentimento in punto di morte dei Gaza? Chi può dirlo, quello che posso dire e che No Absolutes In Human Suffering è un disco che svolge il suo lavoro in modo egregio.
[Giorgio Gubbiotti]



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