Year : 2013
Genre : Melodic Death Metal
Record Label : Metal Blade Records
Sounds like : Satan that are pissing of on your mother...
Reviewed by : Edoardo
Sentence : Evergreen
In questi ultimi due mesi ho ascoltato a palla due discografie, quella dei August Burns Red e dei The Black Dahlia Murder.
Sono diventato un grande fan della band, conosco i testi e tutto in meno di 3 mesi. Premettendo quindi che potete trovare nelle ultime mesate tutta la discografia per capire che cosa mi piaccia e cosa adori del la loro musica comincerò a descrivere il nuovo Everblack partendo dalle analogie e differenze rispetto la discografia.
Il primo punto di continuità che si rintraccia è la vena neoclassica che viene ampiamente diluita e rarefatta, non alla ritual in cui sfondava i timpani ogni 3x2, dosata con cura sino alla citazione d'autore su Map of Scars dove Beehetoven viene riesumato. Si continua ad aggiungere caratteri black metal alle armonizzazioni sempre più glaciali e meno Melodic Death Metal, insomma di canzoni come Death Panorama nemmeno l'ombra. Il minutaggio delle canzoni aumenta senza perdere di intensità, niente buchi melodici infiniti, niente sezione solista messa come ponte da una metà all'altra della canzone con 3-4 note a far da cornice. La band pare maturata molto sotto il profilo della costruzione delle singole canzoni con moltissime meno ripetizioni, c'è caso che hanno fatto pure 4 volte uno stesso riff in modo diverso, quasi non ci credevo quando l'ho sentito (è su Goat of Departure).
Si continua inoltre a sperimentare altri tipi di armonizzazioni vicine per quanto mi riguarda allo stile dei Death di Leprosy e Spiritual Healing, a vederla con occhio lungo pare proprio la band capostipite del Death ad aver maggiormente influenzato lo stile dei nostri a questo giro o almeno i colpevoli delle "innovazioni" del sound. Per confronto con gli altri cd possiamo vedere questo una perfetta via di mezzo tra Deflorate e Ritual in tutto e per tutto.
A livello di contenuti penso ci sarà assai da dibattere. Trovo un paio di tracce (Blood Mine e Control) scritte molto a tavolino, per dire l'intro e il bridge dopo di Blood Mine son fatti con le stesse note e con quasi la stessa sequenza di Stratutory Ape. Oltre il fatto che ovviamente sono prive di riff vincenti e le armonizzazioni sono scialbe.
Ovviamente si apre con la What Terrible... di turno ovvero In Hell Is Where She Waits for Me che denota tutte le novità e le caratteristiche di questo nuovo cd, un bel biglietto da visita per capire come andranno le cose. Il cd poi ha un paio di tracce per sviluppare ampiamente il tutto ovvero Raped in Hatred by Vines of Thorn/Phantom Limb Masturbation in cui sfoggiano il maggior numero di soluzioni vincenti. Ecco se c'è una cosa che manca alla quasi totalità delle tracce è un chorous da ricordare, il caro travis nonostante abbia ampliato e migliorato il suo stile di cd in cd pare che si sia scordato come si fanno ritornelli del calibro di Moonlight Equilibrium. Questo forse viene meno anche perchè il riffing sotto è diventato ancora più articolate e diventa difficile sfoderare linee vocali degne di nota sotto una scarica infinita di 16esimi. Ottimo e da lode per dire il riff groove coi bending di Their Beloved Absentee dove qui anche l'interpretazione canore è positiva. L'unico momento dove possiamo ricordare con facilità le metriche di Trevor è nella semi title track Into the Everblack che si presta bene grazie a soluzioni ritmiche MOLTO accomodanti e potenti, adatte a far dare il meglio con un pizzico di ispirazione.
Menzione particolare va data a Every Rope a Noose che risulta una traccia assai indecifrabile ed enigmatica, il riffing disegna dissonanze glaciali e momenti puramente Black Metal alla Dissection il tutto esplode poi in un ritornello molto In Flames, una delle tracce più peculiari e singolari della loro discografia, quel più che serve a valorizzare e dare varietà alla tracklist.
Altra menzione speciale va per Goat of Departure che apre in modo assai scontato come a dire "ok vi do un po' di roba in vecchio stile ok?" e continua in modo assai Old School elaborando il main riff e facendoci vari ricami da bravi sarti. Ottimo il break dove c'è il primo vero Chorous della loro discografia che inneggia un "Six! Six! Six!" che tutti i fan non vedono l'ora d'urlare.
Per concludere a parte quelle due tracce messe la tanto per il cd risulta l'ennesima evoluzione, salto triplo carpiato con avvitamento del gruppo, ancora più marcatamente glaciali e Black Metal, moderatamente neoclassici, ancora più fortemente Death Metal nel senso puro del termine senza canzoni come Malenchanments of the Necrosphere o sferzate di terzine senza fine. Forse, il lavoro più Old school dai tempi di Miasma. E, tanto per cambiare, è ovviamente un gran cd.
8/10
[con questo cambia anche il voto di Deflorate visto che personalmente lo trovo complessivamente un lavoro migliore]
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