Thirteen Bled Promises – Heliopause Fleets



Label : Fragment Records
Year : 2012
Genre : Brutal Deathcore
Sentence : Fuck Suicide Silence! (7,0)

Che bastonata ! Questo “Heliopause Fleets” è davvero una piacevole sorpresa nel panorama (ormai decisamente sovraffollato) del deathcore più brutale e intransigente, ma che allo stesso tempo ha qualcosa da dire. Brutal Deathcore è una definizione che in questo caso calza a pennello, si potrebbe aggiungere davanti l’aggettivo “Technical” ma va bene anche così. I Thirteen Bled Promises sono una band con base a Madrid ma i suoi componenti oltre alla Spagna provengono da Hawaii, Colombia e Argentina. Un ensemble quindi decisamente latino multi etnico dove sembra che ogni membro apporti qualcosa di personale alla creazione di un sound che di certo non si può definire unico ma quanto meno non fotocopia delle band più blasonate del genere. L’ album è un concept, basato sulla missione spaziale di una sonda della Nasa, il Voyager 1. Lo scopo di questa missione è, oltre allo studio del sistema solare, quello di avvicinarsi il più possibile  all’ eliopausa , ovvero il confine presso il quale il vento solare emesso dal nostro Sole è fermato dal mezzo interstellare. In questo suo avvicinarsi verso i confini del sistema solare il Voyager 1 potrebbe incontrare entità aliene ? E quale potrebbe essere la loro reazione ? E’ questa l’ affascinante domanda che si pongono i Thirteen Bled Promises in questo devastante viaggio fatto di ritmiche assassine, blastbeat , armonici dissonanti, sweep velocissimi  e accordature ultradroppate.  Gli elementi tipici del genere ci sono tutti, i riffoni blackened death, i breakdown spaccacollo, l’ alternarsi dello screaming al growl più cupo e gutturale. Da questo punto di vista si potrebbe liquidare il tutto come la “solita roba”.  Eppure questi spagnoli infilano qua e la soluzioni e intuizioni che esaltano non poco e quanto meno forniscono l’ appiglio per un ascolto ripetuto (il Deathcore sta diventando, come tutti i generi inflazionati, una roba da dischi usa e getta).  Sugli scudi le tracce “Immortal’s Tomb”, la successiva “Five Levels Of Doom”, che parte con un riff spettacolare squisitamente Blackened Death,  la strumentale “Heliosphere”, splendido intreccio di arpeggi delle due asce con una delicata melodia a sovrastare il tutto e “The Truth Is Out Here”, song dal titolo emblematico che è stata scelta anche per il video ufficiale della band. In questa traccia emergono pesantemente le influenze dei The Black Dahlia Murder, band dalla quale gli spagnoli prendono parecchi spunti sia a livello strumentale che vocale. Tirando le somme mi sento di consigliare questo disco agli amanti del Deathcore più incazzato ma anche a quelli del death che lascino però aperto uno spiraglio a questo tipo di sonorità “core”. Questi ragazzi sono giovani e hanno tutte le capacità per poter arrivare ai livelli di eccellenza già raggiunti da illustri colleghi come Rings Of Saturn, tanto per citare un gruppo che anche come tematiche si avvicina tantissimo a quelle degli spagnoli. Per i loro futuri concept gli consiglierei di leggere qualche libro del grandissimo Peter Kolosimo, di spunti ne troveranno a iosa. Promossi in attesa del prossimo disco.
[Betsy the Beast]



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