Gormenghast - Resist or Serve‏



Label : Stygian Crypt Productions
Genre : Death Metal
Year : 2012
Sentence : Forget Pussy Riot [7+]

La Russia post-sovietica si era affacciata nel nuovo millennio pullulante di Funeral Doom, forse a riflesso di un profondo mutamento sociale e culturale causato dall'assimilazione del passaggio dal maxismo-leninismo al caos-capitalismo. Tuttavia c'è anche chi invece questa disperazione sembra averla messa da parte e tramutata in rabbia e indole distruttiva. I Gormenghast sono tra questi: il quartetto (cui oggi è già aggiungo un quinto elemento) di Ekaterinburg suona infatti un feroce Death Metal di scuola marcatamente americana, forse a tratti non eccessivamente originale, ma sicuramente assai godibile. Non è un caso che abbiano suonato il loro primo concerto con i maestri del genere Suffocation.
Con Resist or Serve, disco ferocemente politico e impegnato come si evince già dal solo titolo, sono al loro primo full length e mostrano una buona stoffa indubbiamente. Non nego che con la strana intro Storm of The Owner avevo temuto in qualche escursione eccessivamente blackeggiante, invece il disco prosegue nel puro Death Metal, tranne che per l'appunto degli altri piccoli interludi di chitarra acustica, scelta vagamente inusuale. Il chitarrista e unico compositore Alexander Volkov lavora doppio offrendoci molti passaggi di ritmiche intrecciate e assoli, con una buona varietà di riff, dai più classici sparatissimi a quelli dal sapore un po' più thrash e groovy. La voce di Valery Negrutsa è improntanta verso un growling abbastanza monotono senza troppi fronzoli, ma non mancano curiosi passaggi in pulito su Mountain. Winter porta anche una ventata di Death Doom, per tenere fede al titolo. Posso dire che l'unica pecca è la batteria che osa poco e resta sempre un po' attaccata alle solite soluzioni americanissime. Si affoga spesso in blast beats a ripetizione e tappeti di doppia cassa: tutte scelte molto standard, risultando quindi poco incisiva. La produzione poi è assai buona e non si sente la differenza con i colleghi americani, soprattutto i suoni delle due chitarre con gli auricolari sono perfettamente udibili e distinguibili. Anche il basso che spessissimo nel Death Metal è un po' relegato riesce ad emergere. Insomma un gruppo giovane, ma da scoprire ben volentieri.
[Giorgio Gubbiotti]



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