Label: Nuclear Blast
Year: 2012
Genre: Symphonic Metal/Melodic Death Metal
Sentence: [7.0]
Otto anni di attesa, ovvero miracoli in casa Nuclear Blast: quel che è successo in tutto questo tempo ha dell'incredibile. Attorno a "Time I" si è creata un'attesa spasmodica ai limiti della psicosi collettiva, con esiti grotteschi come i sample con 10 secondi di canzone, una vera presa per i fondelli. Insomma, il proverbiale fumo senza arrosto (che doveva ancora uscire dal forno).
Per chi scrive, "Wintersun" è un disco ben riuscito che si destreggia egregiamente tra sfuriate sinfoniche e metalliche in stile Ensiferum e Rhapsody Of Fire ed un lavoro chitarristico che tocca i lidi del melodeath e mette in risalto un marcato gusto melodico. Quindi i motivi per interessarsi all'uscita di questo “Time I” c'erano tutti. E così si arriva al giorno fatale dell'ascolto. Cos'è che ci si trova davanti? Una colonna sonora. Tastiere, chitarre acustiche, melodie delicate e leggere: tutto quel che ci si poteva aspettare dai Wintersun ed anche di più - alcuni diranno troppo. Questi elementi si fondono in maniera gradevole e riuscita ma nessuno assurge al ruolo di protagonista o è particolarmente memorabile. La chitarra, elemento trainante del debutto , è relegata in secondo piano e assolutamente non incide nell'economia di "Time I" come aveva fatto invece in quella di "Wintersun". Stesso discorso per la batteria di Kai Hahto: tanto spumeggiante ed incisiva nel disco precedente, tanto piatta ed anonima qui, complice anche una produzione tutt'altro che arrembante. Il basso non è pervenuto, ma la cosa - chissà perché - non mi sorprende (ricordatevi sotto quale etichetta è uscito questo lavoro).
"Time I" non è certo brutto. Ma nemmeno il capolavoro della storia del metal con il quale tanta - troppa - gente crede di avere a che fare. È un pentolone strabordante di elementi sinfonici con passaggi chitarristici mutuati dal debutto ma privi dell'incisività necessaria. Il fatto che il disco in analisi ricordi una colonna sonora è un’arma a doppio taglio: da un lato è piacevole perché l’ascolto ci immerge in 40 minuti di musica godibile che scorre con facilità, dall’altro è un problema perché l’insieme risulta troppo omogeneo e privo di scosse. "Time I" è un dischetto carino di symphonic metal (data la massiccia presenza di orchestrazioni & co, quest'etichetta mi pare d'obbligo) nel quale la componente propriamente metal è abbastanza ridotta. Insomma, dietro i pacchi di cori, tastiere, chitarrine e tutto il resto si nasconde un lavoro semplice da "capire": leggendo i pareri in giro, sembra di avere a che fare con un disco di una complessità straordinaria. Niente di più lontano dalla realtà. Per l'ascoltatore accorto non sarà difficile non farsi ingannare dalla caratteristica pomposità e dall'apparente complessità del symphonic à la Nuclear Blast: se cercate i Wintersun articolati e da gustare riff dopo riff, cercateli nell'omonimo debutto, non qui. Di complesso non c'è proprio niente. È il caso di dire che l'abito non fa il monaco. "Time I" rimane comunque un ascolto gradevole per i fan della band e del symphonic in generale, perciò la quantificazione numerica della mia disanima mi pare più che sufficiente. Non resta che aspettare il secondo capitolo per vedere cosa tirerà fuori Jari dal suo cilindro magico.
[Matteo Ciani]
2 commenti:
sono completamente d'accordo...io ero uno di quelli che aspettava spasmodicamente "Time I" in quanto "Wintersun" è nella mia top 5 da sempre!
Poi è uscito in streaming sul loro sito...l'ho ascoltato, c'ho ragionato e poi ho detto...ma và a cagher!
Speriamo bene con il prossimo cd...
Album frocio oltre ogni limite.
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