Deftones - Koi No Yokan



Year: 2012
Label: Warner Bros Records
Genere: Nu Metal - Alternative Metal
Voto: [8.0]

I Deftones, assieme a System Of A Down, Linkin Park, Korn e Slipknot, sono una di quelle poche band che, nel bene o nel male, è riuscita a sopravvivere all'ondata Nu metal, che comprendeva band dalle capacità grandiose e che si sono rivelate delle vere e proprie promesse, e band pessime, delle semplici comete di passaggio.
Grazie al loro mix di stili ed influenze, la band di Sacramento è sempre riuscita destreggiarsi con onore rispetto al resto dei gruppi che popolavano il periodo, grazie alla loro miscela di hip-hop, heavy metal e ambient, portandoli così a muovere i primi passi in quello che poi sarebbe stato soprannominato Alternative Metal.
Il loro vero motore è il mitico Stephen Carpenter che, dietro alle sue chitarre a 6, 7 e 8 corde, riesce sempre a passare da atmosfere calme e dolci ad altre malvage e deliranti, creando un muro di suono che va ad amalgamarsi alla perfezione con la magnifica e potentissima voce di Chino Moreno.
Questo nuovo album segue quel capolavoro che fu Diamond Eyes e, al contrario di quello che capita spesso, non hanno pensato di rilassarsi e tirare fuori un clone del vecchio album: infatti, questo nuovo "Koi No Yokan" è il prodotto di quanto di più triste, strappalacrime, doloroso e cupo ci sia nelle menti dei 5.
Le atmosfere infatti che abbiamo al suo interno vanno ben oltre di quanto già fatto in passato (complice lo stato di salute di Chi Cheng?): pezzi come "Leathers" e "Tempest" sono davvero commoventi, riuscendo a immergere l'ascoltatore in un mare di malinconia che difficilmente si riesce a raggiungere tramite la musica, mostrando quanto la band sia ormai maturata dai tempi dei primi album come "Around The Fur" e "Adrenaline", dove la componente "pesante" era molto più presente; ovvio che i passaggi in stile "old school" non mancano, infatti "Poltergeist" e "Goon Squad", se non fosse per la 8 corde di Stephen, sembrerebbero uscite dal già citato "Around The Fur".
In "Entombed" si replicano alla perfezione quei momenti di "calma prima della tempesta" in cui i Deftones sono tra i Re incontrastati, si sentono infatti gli echi di quel magnifico pezzo che era "Sex Tape" del precedente album, senza però cadere nel ripetitivo e nel già sentito, anzi, portando un'ulteriore evoluzione nello stile che contraddistingueva quel pezzo.
Ma la band non finisce di stupire neanche verso la fine del disco, infatti in "Rosemary" si sentono in lontananza delle influenze Meshugghiane, band di cui Stephen è ghiotto.
Infine, con "What Happened To You?", si conclude questo grandissimo disco, lasciando l'ascoltatore con una mostruosa tristezza nel cuore, poichè la canzone puzza sin dall'inizio di saluto strappalacrime, facendo capire che ormai si è giunti alla fine.
[Alberto Musso]




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