Label : Masterpiece Distribution
Year : 2012
Genre : Occult Black/Doom Metal
Sentence : Black masses are nothing compared [6.0]
Leggendo Black/Doom mi ero aspettato qualcosa che fosse vagamente comparabile ai Forgotten Tomb e il fatto che questi DisHarmonic provenissero da Pordedone non faceva che corroborare questa idea in quanto, da Italiani non potevano non conoscere una solida realtà nazionale come quella. Mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo. I DisHarmonic coi Forgotten Tomb non c'entrano nulla, forse anche meno, de facto forse c'entrano anche poco col metal. La parola Occult messo là davanti descrive meglio il sound del gruppo di quanto facciano le tre parole dietro. Infatti gran parte del sound del gruppo è data da tappeti di tastiera dal sapore quasi di Vaudeville su cui si innestano parti recitate in cui vengono declamate invocazioni a varie entità più o meno maligne. Il tutto cantanto rigorosamente in italiano, rendendo il disco forse poco fruibile all'estero e talvolta forse anche leggermente pesante per chi italiano capisce anche fin troppo bene quello che viene declamato.
L'apertura del disco Inni di Dolce Morte e Amaro Martirio sa veramente molto di Vaudeville con la sua pomposa interiezione "Di Morte signori stiamo parlando, di Morte signori". Non mancano certo i passaggi più ancorati al metal, che appunto spaziano senza troppa soluzione di continuità dal Black Metal (con tanto di registrazione catacombale) di Morire per Essere Devoto al Doom dell'intro di Oscurità Senza Tempo, più pezzi sparsi qua e là tra una declamazione e l'altra nelle varie canzoni. Dovendo ammettere che pur non essendo per niente pratico di questo genere (sempre ammesso che esista più di un gruppo che faccia questa roba, quelli che usualmente sono considerati Occult Doom ad esempio non sono così estremi) ho trovato l'opera dei DisHarmonic interessante in alcuni punti, anche se trovo che il questo modo di fare abbia dei limiti che emergono prepotentemente già in questo disco. In primo luogo le composizioni tolti appunto i momenti più metal oriented che le caratterizzano spesso tendono ad assomigliarsi diventando litanie di sottofondo indistinte. Pezzi come Litania del Chiedo sono una vera e propria di pazienza per l'ascoltatore poco avezzo alle funzioni religiose e lo dice uno che su gruppi minimali come i Nadja o gli Atavist ci ha sbavato per anni. L'idea di fondo di fondere vere e proprie parti di evocazioni con un certo tappeto Doom (il Black restante è veramente molto poco e sta qua e là solo nei vocalizzi) sembrerebbe buona, il risultato in potenza c'è, ma secondo me occorre ancora lavorarci per ottenere una proposta più organica.
[Giorgio Gubbiotti]
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